Una scorciatoia o no dunque l’università on line? Secondo molti lo è. Ma in sé l’idea di imparare a distanza non è da buttare. Anche perché l’università statale italiana per le facoltà senza obbligo di frequenza per molti studenti  è già a distanza. I professori servono per gli esami e per produrre i corsi monografici (alcuni- non tutti- di alto livello). Chi si laurea senza frequentare perde però indubbiamente qualcosa: il confronto quotidiano con docenti e colleghi, lo stimolo alla ricerca, all’approfondimento che può derivare da un’idea improvvisa che nasce in una discussione in aula. Mediamente i tempi per arrivare al traguardo sono più lunghi per chi non frequenta anche per questi motivi. Ma tutto sommato, se studia, si laurea lo stesso.

Le università telematiche storicamente nascono per chi non ha il tempo di studiare otto o nove ore al giorno. A iscriversi sono in tanti. Poliziotti, guardie forestali e vigili del fuoco a cui serve per passare di grado, lavoratori che hanno lasciato gli studi a metà. E- sorpresa - anche giornalisti. È il decreto ministeriale Mussi a porre un tetto ai crediti formativi che possono essere riconosciuti in base all’esperienza ( 60  per la triennale, 40 per la specialistica). Di fronte ai precedenti eccessi è una sorta di invito ad  “essere seri”. L’esperienza non può sostituire più di un anno di università. Un monito che vale anche per l’Ordine dei giornalisti. Molti operatori del mondo dell’informazione avendo interrotto gli studi universitari avevano manifestato la volontà di ricominciare attraverso una strada più semplice.